23 - Massi con megalodonti: Formazione di Travenanzes e Dolomia Principale, frana Torre Venezia

. Inserito in Itinerario Val Corpassa - Malga Pelsa

Alla base di Torre Venezia affiora il passaggio fra la Formazione di Travenanzes (Carnico superiore) e la Dolomia Principale (Norico), roccia di cui sono composti i massi “zeppi di fossili” accanto al sentiero. L’enorme macereto di frana a grossi massi si è formato in seguito ad un crollo che nel 1917 ha interessato il fianco occidentale di Torre Venezia.

Il passaggio fra le due formazioni è di carattere transizionale, in basso prevalgono gli strati arenaceo-marnosi dalle caratteristiche tinte rossastre, poi il loro spessore e la loro frequenza diminuisce a favore di litotipi carbonatici giallastri caratterizzati da laminazioni stromatolitiche ma ancora sottilmente stratificati; la Dolomia Principale inizia con il primo bancone massiccio di dolomie stromatolitiche intertidali. La Formazione di Travenanzes affiora sporadicamente alla base del versante tutto attorno al gruppo Civetta Moiazza, perché ricoperta da una estesa falda detritica, prodotta dai processi di gelifrazione delle soprastanti dolomie.

Impronte del guscio di megalodontidiImpronte del guscio di megalodontidi sulla superficie di strato di un blocco di Dolomia Principale, la grande concentrazione dei gusci è probabilmente collegata alle onde di un uragano (foto D.G.).

 

 

modello interno di un megalodonteNell’immagine si può osservare come il modello interno di un megalodonte (Neomegalodon lunatus) sia separato dalla roccia che lo contiene da uno spazio vuoto, questo spazio originariamente era occupato dal guscio. Nella roccia inglobante rimane conservata l’impronta esterna del guscio, dalle dimensioni del vuoto si può avere un’idea dello spessore della conchiglia, sottile lungo le parti laterali della valva e particolarmente massiccia vicino agli umboni. Il guscio originale si è completamente sciolto durante il processo di dolomitizzazione e la superficie del fossile è cosparsa di cristalli romboedrici di dolomite (foto D.G.).

Alla base del masso a megalodonti la Dolomia Principale presenta classici livelli stromatoliticiVista laterale del medesimo blocco in cui si distinguono in basso strutture sedimentarie (birds eye e lamine stromatolitiche) tipiche di ambienti intertidali e in alto dolomie massicce tipiche degli ambienti subtidali (foto D.G.).

La Formazione di Travenanzes (Formazione di Raibl degli Autori) è stata istituita da poco e attualmente non esiste ancora una sezione tipo degna di rappresentarla in modo completo. La formazione presenta infatti una estrema variabilità sia per quanto riguarda la composizione litologica che gli spessori. È certo che si tratta di una serie di strati nei quali è registrata la transizione fra un’area emersa posta a sud delle Dolomiti e la zona a settentrione di ambiente marino più profondo.

Nelle aree meridionali delle Dolomiti nei pressi della Linea della Valsugana, che probabilmente a quei tempi fungeva da limite geografico, si osservano rocce di ambiente continentale.

Nel Gruppo Civetta-Moiazza la Formazione di Travenanzes è caratterizzata dalla prevalenza di argilliti rosso scure, talvolta violacee, verdastre o grigie, a esse sono intercalati straterelli arenacei più chiari e lenti di conglomerati ricchi di piccoli ciottoli silicei colorati: rossi, neri e bianchi; verso l’alto prevalgono litotipi carbonatici con calcari e dolomie stromatolitiche. I ciottoli silicei, provenienti dall’erosione di porfidi e rocce del Basamento Cristallino, sono arrotondati e levigati e, poiché la silice nella scala di Mohs ha durezza 7, è chiaro che per smussarsi devono aver subito un lungo trasporto da parte dei corsi d’acqua, prima della deposizione sul fondo marino.

Gli “strati di Raibl” sono molto importanti dal punto di vista morfogenetico, essi costituiscono la fondazione cedevole che mina alla base le soprastanti pareti di Dolomia Principale, innescando frane di crollo che fanno arretrare le pareti mantenendone comunque la verticalità.

Nel Trias superiore la regione dolomitica faceva parte di una enorme piana di marea sulla quale si depositarono i fanghi carbonatici da cui ha avuto origine la Dolomia Principale; l’uniformità dell’ambiente di sedimentazione maschera gli effetti della tettonica sinsedimentaria, ma, osservando spessori e distribuzione della Dolomia Principale, emerge che anche durante il Trias superiore la regione presentava un certo grado di instabilità. Nell’area del Civetta-Pelmo la subsidenza era moderata, si depositarono circa 300-400 metri di dolomie, sull’Antelao 600 metri e più di mille sulle Tofane.

La Dolomia Principale è divisibile in due membri.

Il Membro Inferiore peritidale” è la parte “classica” della formazione, ogni strato spesso da 1 a 2 metri, è delimitato da superfici di erosione legate all’emersione e alla rielaborazione da parte di onde e maree di sedimenti precedentemente deposti. Buona parte dello strato si è formata in condizioni intertidali (fra l’alta e la bassa marea) ed è caratterizzata da una fitta laminazione orizzontale: si tratta di lamine stromatolitiche generate dalle alghe azzurre che, durante le alte maree, ricoprivano il fondale con dei veri e propri tappeti, intrappolando e trattenendo il fine fango carbonatico deposto dalle onde durante gli uragani. Con le basse maree il fondale emerso, esposto al caldo sole tropicale, si disseccava originando fanghi poligonali, riconoscibili ancora su superfici di strato. In realtà non è possibile distinguere nella roccia le fasi diurne del ciclo tidale, piuttosto il termine intertidale va inteso per indicare fluttuazioni a breve periodo (qualche anno) dovuto a cause astronomiche o meteorologiche.

La parte bassa o intermedia degli strati è di solito composta da dolomie compatte e vacuolari formatesi in condizioni subtidali, esse contengono resti fossili di gasteropodi (Worthenie) e bivalvi (Megalodonti) sotto forma di modelli interni. Questa modalità di fossilizzazione generalmente crea esemplari mal conservati dal punto di vista paleontologico ma al contempo particolarmente belli esteticamente per la presenza dei lucenti cristalli romboedrici di dolomite che li ricoprono. I megalodonti erano dei molluschi che per riuscire a vivere in questo ambiente inospitale, spazzato da forti correnti di marea, avevano sviluppato un guscio robusto e pesante, dotato di umboni uncinati o a forma di elica con i quali ancorarsi al fondo melmoso. La particolare concentrazione di gusci sulle superficie di questi blocchi può essere messa in relazione con l’azione di onde provocate dagli uragani. Ogni strato è il prodotto della sedimentazione avvenuta fra una fase di innalzamento (trasgressione) e una fase di abbassamento del livello marino (regressione), è un ciclo che nello sviluppo della formazione si ripete centinaia di volte e viene indicato col termine di ciclotema.

La Leggenda: le “Anguane”, nella tradizione ladina, sono degli esseri mitologici custodi delle acque e delle sorgenti, hanno l’aspetto di donne bellissime ma non posseggono piedi umani ma zampe simili a quelle delle capre (anguane piede di capra). È probabile che questa leggenda nasca dall’osservazione negli strati di Dolomia (Cassiana e Principale) e di Calcari Grigi delle impronte dei megalodonti che sembrano proprio orme pietrificate lasciate da mammiferi artiodattili come capre, cervi e camosci.

Il Membro Superiore a “tepee” è invece formato da dolomie mal stratificate saccaroidi a cui si intercalano livelli pedogenetici a pisoliti (granuli formati da gusci concentrici di carbonato di calcio) e, verso l’alto, da dolomie grigie bituminose con frustoli carboniosi (piccoli frammenti di vegetali). I “tepee” riconoscibili negli strati come lamine inarcate a formare una specie di tenda indiana alta qualche decina di centimetri, si formano in questo modo: sul basso fondale marino i depositi fangosi sono sottoposti a cementazione precoce per precipitazione di carbonati. La cristallizzazione del cemento induce un rigonfiamento con inarcamento e fratturazione del fango già consolidato, le fratture vengono subito riempite dal fango ancora molle soprastante e successivamente subiscono la cementazione definitiva.

Il membro Superiore per la presenza di queste particolari strutture sedimentarie è stato interpretato come modificazione subaerea di sedimenti deposti in ambiente subtidale, emersi a causa di fluttuazioni eustatiche del livello marino.

La Dolomia Principale termina con una serie di strati più erodibili sui quali si sviluppano cenge inclinate discontinue, caratteristica che, unitamente a variazioni di colorazione, permette di distinguerla dai soprastanti Calcari Grigi.

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